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giovedì 27 giugno 2013

L'Argentina continua la sua lotta contro il secondo default...

L'Argentina continua la sua lotta contro il secondo default in poco più di dieci anni.

Pochi giorni fa, si è intensificata la battaglia legale, con il primo appello speciale davanti alla Corte suprema degli Stati Uniti, contro un'eventuale decisione negativa in appello, come riporta l'agenzia di stampa di Stato Telam.

In ballo, c'è quasi un miliardo e mezzo di dollari; a tanto, ammontano gli arretrati che, Buenos Aires, deve pagare agli obbligazionisti in virtù di una sentenza di primo grado emessa a New York dal giudice distrettuale Thomas Griesa e congelata in attesa dell'esito dell'appello...

I battaglieri obbligazionisti sperano in una conferma del verdetto di primo grado, mentre l'Argentina ha proposto una soluzione che prefigura un piano di rimborso, per gli holdouts (cioè i bondholders che non hanno aderito alle precedenti proposte di ristrutturazione del debito), simile a quelli sottoscritti in precedenza, tra il 2005 ed il 2010...

Gli investitori internazionali seguono la battaglia legale con grande attenzione: l'Argentina infatti è pronta al default tecnico per evitare nuovi esborsi ai bondholder che non hanno aderito alle due ristrutturazioni precedenti.

L'Argentina, ha avuto anni buoni; tuttavia, la politica, ha messo in campo provvedimenti spesso molto discutibili, al limite del bislacco.
Come commentare, in definitiva, i provvedimenti sulle importazioni, che da tempo impongono, a chi importa, di esportare l'equivalente in merce argentina ?!

Provvedimenti che possono sembrare avere delle ratio sottostanti giuste, in definitiva, producono aberrazioni e problemi non indifferenti...

Per le autorità argentine, l'inflazione è al 9%, in realtà, sembra sia tra il 25 ed il 30%. 
Di nuovo, il Fondo Monetario Internazionale, torna a premere, minacciando l'espulsione.

La Presidente argentina, per combattere l'inflazione, ha imposto di recente alle maggiori aziende di distribuzione di congelare i prezzi dei prodotti. 
Ha inoltre sguinzagliato per i supermercati personale ad hoc, per controllare l'applicazione dei divieti posti.
Una idea buona ?!

Beh, non proprio, se si considera che questo provvedimento, potrebbe portare al fallimento le aziende del settore, con le conseguenze, di deprimere ancor più l'economia e l'occupazione.

Tra le marche a prezzo congelato, inoltre, ce ne sarebbero solo una, di latte, due di zuppa e ben sei di creme depilatorie !!!

Fra cinque mesi, l'Argentina, andrà alle elezioni.
Chissà che non cambi qualcosa, finalmente. L'economia, in tutto il mondo, ha di sicuro bisogno di provvedimenti forti, innovativi e che possano invertire le dinamiche negative in corso; magari anche in aperto contrasto, finalmente, con il FMI.
 Ma i limiti adottati in Argentina, qui citati, su importazioni e questi ultimi, sui prezzi, potrebbero produrre effetti devastanti.
Insomma, la fantasia, è auspicabile; ma bisogna avere i piedi in terra.

Speriamo bene per gli argentini, ma anche per tutti noi, visto che la globalizzazione, ha destabilizzato tutte le economie avanzate, collegandole sempre di più; soprattutto nel male, a veder bene i dati...



mercoledì 12 giugno 2013

Sangalli "flessione dei consumi di dimensioni mai viste in 70 anni di vita della Repubblica..."

Oggi, durante l'assemblea Confederale di Confesercenti, il Presidente Sangalli, ha lanciato l'ennesimo, disperato grido di allarme, e dolore...

I dati, supportati da una ricerca Confcommercio-Cer, sono chiari e cristallini, a segnalarci che i consumi, sono oramai al lumicino.

"Senza un cambiamento profondo delle politiche, in Europa ed in Italia, non se ne esce".
Per l'ennesima volta, Sangalli, chiede di "agire con tempestività e agire in profondità".

Dalla politica, continuano a non arrivare i segnali di vera e tempestiva responsabilità, così, ancora non si sa, se verrà scongiurato l'aumento di iva
Aumento che, "va scongiurato tempestivamente, con un approccio davvero senza se e senza ma". 
Per il Presidente Sangalli, "l'impatto di questo aumento su consumi, crescita e occupazione sarebbe davvero benzina sul fuoco, ancora ardente, della recessione".

Il reddito è in flessione ininterrotta dal 2008 e, a causa della crisi, ogni famiglia ha
registrato in media una riduzione del proprio potere d'acquisto di oltre 3.400 euro. 
Per tornare alle dinamiche di crescita precedenti, a questa crisi, bisognerebbe aspettare il 2036; questo afferma una ricerca Confcommercio-Cer.

"Scontiamo scelte sbagliate e scelte mancate", ha detto ancora Carlo Sangalli nel suo intervento; "oggi, però - ha prseguito - non possiamo più permetterci né le prime, né le seconde. Le agende delle scelte giuste e necessarie sono state già scritte. Bisogna realizzarle. Ne va del presente e del futuro dell'Italia".

Il presidente Carlo Sangalli, ha sollecitato, di nuovo, la politica ad agire, in occasione dell'assemblea annuale dell'organizzazione. "Adesso - ha aggiunto - tocca a voi perchè le imprese, gli imprenditori e i lavoratori hanno fatto davvero tutto quello che dovevano e soprattutto potevano fare e anche di più".

"Si può ridurre la pressione fiscale solo bonificando la spesa pubblica, rivedendo il perimetro stesso della funzione pubblica, adottando la metodologia dei costi e
dei fabbisogni standard e avanzando nell'azione di contrasto e recupero di evasione ed elusione, mettendone a frutto i risultati a vantaggio dei contribuenti in regola". Per Sangalli, "insieme, servono dismissioni decise di patrimonio immobiliare pubblico: per abbattere il debito e per liberare risorse preziose per la crescita".

"Senza impresa, non c'è né crescita, né occupazione. E se chiudono le imprese, chiude l'Italia. Teniamolo a mente". 
Questa è la sacrosanta verità, che la nostra politica sembra non capire ancora, dal momento che cercano politiche per incentivazione le assunzioni, ma non si curano minimamente di alleggerire le imprese, dalla numerosi tasse, dagli infiniti adempimenti e dalla burocrazia asfissiante che rende lenta e macchinosa, qualunque ipotesi produttiva, oggi.
Figurarsi poi la semplice idea di ripresa, cosa sia, in un contesto simile; pura utopia, se non supportata da azioni concrete, immediate, decisive ! 
I consumi delle famiglie, "sperimentano oggi una flessione di dimensione mai registrata nei quasi 70 anni di vita della Repubblica italiana". 
Anche questo dato, emerge dall'indagine Cer-Confcommercio.

Nel 2013 il numero di giorni di lavoro necessari per pagare tasse, imposte e contributi "raggiungera' il suo massimo storico: 162 giorni (ne occorrevano 139 nel 1990 e 150 nel 2000); ne occorrono 130 nella media europea (-24% rispetto all'Italia)". 
E' quanto emerge dalla citata indagine. Si tratta di "un inasprimento che aggredisce un monte redditi gia' declinante, contribuendo cosi' sia a comprimere la domanda aggregata, sia a scoraggiare l'offerta di lavoro".

Le aziende, peraltro, non pagano solo le tasse...

venerdì 3 maggio 2013

Contribuzione dovuta sulle interruzioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Ennesima tassa senza senso.

Tasse
Ci dispiace, parlare di tasse; ma vedete, è diventato il tema del momento.
Dalla mattina alla sera, in televisione, sembra che tutti ammettano che, forse, sono troppe...

Beh, noi possiamo andare molto oltre, potendo asserire in tutta serenità, che oltre ad essere troppe, sono anche troppo numerose e spesso ASSURDE.

Iniziamo da qui, una piccola rubrica sulle tasse; in cui cerchiamo di informare, coloro i quali ancora non sanno che, in Italia, abbiamo il record di tasse !
Ne abbiamo di tutti i tipi. Quello che ci e vi risulterà spesso strano, è capire la ratio che ha portato, lo stato, a crearne di nuove, bizzarre ed illogiche.
L'unico modo che abbiamo, per comprenderne il senso, alla fine, ci rimanda al concetto di CASSA.
Le conseguenze di questo atteggiamento, oggi, lo vediamo nel fermo TOTALE DEI CONSUMI !!!

Ma parliamo, oggi, di questa nuova imposta, partorita dal precedente governo di tecnici, esperti molto più di noi, di politica economica, ovviamente. Eppure, questa nuova tassa non si spiega, se non con il rimando al concetto di cassa...
La nuova imposta prevista dalla legge Fornero, e in vigore dal primo gennaio 2013, stabilisce che chi licenzia un lavoratore che aveva un contratto a tempo indeterminato, paghi una “somma pari al 41 per cento del massimale mensile di Aspi ( ex indennità di disoccupazione ) per ogni dodici mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni” (Legge 92/2012 articolo 2 comma 31).

Vi annoiamo con alcuni chiarimenti, sperando vogliate leggere, infine, sul fondo, le nostre considerazioni; attendiamo anche le vostre, ovviamente !

  
L'INPS, con la circolare n. 44 del 22 marzo 2013, fornisce alcuni chiarimenti sui criteri impositivi e sulla misura del nuovo contributo sulle cessazioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato previsto dalla legge di Riforma del mercato del lavoro.

La legge introduce un nesso tra il contributo e il teorico diritto all’Aspi da parte del lavoratore il cui rapporto di lavoro è stato interrotto; conseguentemente, i datori di lavoro saranno tenuti all’assolvimento della contribuzione in tutti i casi in cui la cessazione del rapporto generi in capo al lavoratore il teorico diritto alla nuova indennità.

Restano escluse dall’obbligo contributivo le cessazioni del rapporto di lavoro a seguito di:
> dimissioni (ad eccezione di quelle per giusta causa o intervenute durante il periodo tutelato di maternità);
> risoluzioni consensuali, ad eccezione di quelle derivanti da procedura di conciliazione presso la D.T.L., nonché da trasferimento del dipendente ad altra sede della stessa azienda distante più di 50 km dalla residenza del lavoratore e\o mediamente raggiungibile in 80 minuti o più con i mezzi pubblici;
> decesso del lavoratore.  
> il contributo in argomento non è dovuto, per il periodo 2013 – 2015, nei seguenti casi:  
- licenziamenti effettuati in conseguenza di cambi di appalto, ai quali siano succedute assunzioni presso altri datori di lavoro, in applicazione di clausole sociali che garantiscano la continuità occupazionale prevista dai CCNNLL;
- interruzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato, nel settore delle costruzioni edili, per completamento delle attività e chiusura del cantiere.   

Ne consegue che, per le interruzioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato intervenute nel 2013, a decorrere dal 1 gennaio, per ogni dodici mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni, la contribuzione da versare sarà pari a € 483,80 (€1.180X41%).  
Per i soggetti che possono vantare 36 mesi di anzianità aziendale, ad esempio, l’importo massimo da versare nel 2013 sarà, quindi, € 1.451,00 (€483,80 X 3).

L'Istituto ha, inoltre, precisato che:
1. il contributo è scollegato all’importo della prestazione individuale; conseguentemente, lo stesso è dovuto nella misura indicata, a prescindere dalla tipologia del rapporto di lavoro cessato (full time o part time);
2. per i rapporti di lavoro inferiori ai dodici mesi, il contributo va rideterminato in proporzione al numero dei mesi di durata del rapporto di lavoro; a tal fine, si considera mese intero quello in cui la prestazione lavorativa si sia protratta per almeno 15 giorni di calendario. Per un rapporto di 10 mesi, ad esempio, l’importo da versare nel 2013 sarà pari a € 403,16;
3. nell’anzianità aziendale si devono includere tutti i periodi di lavoro a  tempo indeterminato. Quelli a tempo determinato si computano se il rapporto è stato trasformato senza soluzione di continuità o se comunque si è dato luogo alla restituzione del contributo dell’1,40%.
4. nel computo dell’anzianità aziendale non si tiene conto dei periodi di congedo di cui all’articolo 42, c. 5 del D.lgs, 151/2001;  
5. la contribuzione va sempre assolta in unica soluzione, non essendo prevista una definizione rateizzata.
6. il contributo è dovuto anche per le interruzioni dei rapporti di apprendistato diverse dalle dimissioni o dal recesso del lavoratore, ivi compreso il recesso del datore di lavoro al termine del periodo di formazione.

Ora, qualche piccolissima considerazione, su questa nuova tassa, la vogliamo fare ?!?

SE, una ditta licenzia, è logico presumere che quella azienda, sia in difficoltà. E' una tesi assurda, o logica questa ?!
Ne consegue che, il taglio del personale, per sopperire al tracollo delle entrate, ma anche, perchè no, all'eccesivo carico fiscale, è una manovra con la quale una azienda, tenta di sopravvivere e, talvolta, di tutelare ALMENO UNA PARTE DEL LAVORO e dei lavoratori.
La speranza di una ripresa, per quanto sia da 10 anni rimandata "al prossimo anno", è sempre l'ultima a morire e, ogni ditta, ha il dovere e l'obbligo di tentare !!!

Il licenziamento, è una scelta drammatica, soprattutto nelle piccole e medie imprese, dove spesso, il lavoratore, è una persona che lavora a stretto contatto con il titolare/i e per molti anni...

Oggi, a questa drammatica scelta, si applica una ulteriore tassa, che, di fatto, è ulteriore DANNO, per l'azienda in crisi. 
Oltretutto, in questo caso, parliamo di aziende che, negli anni, hanno creato VERO LAVORO, con contratti a tempo indeterminato, con relativa tassazione, TFR e fondi accessori, spesso obbligatori...

Qual'è la ratio di questa legge ?!? 

E' un deterrente contro i licenziamenti ?! Lo stato, forse, vuole delegare la funzione di ammortizzatore sociale, in parte, alle aziende ?! Questa norma, TUTELA o DANNEGGIA il lavoro ?! Concetto astratto, quello di LAVORO; azzardiamo altra ardimentosa tesi, sostenendo che il LAVORO, lo CREANO le AZIENDE che, nel triste computo quotidiano del DARE/AVERE, riescono a sopravvivere ?!

Insomma, NON si riesce proprio a capire il senso, di questo provvedimento, che non fa altro che aggravare, la situazione di migliaia di aziende in totale affanno.
In un paese in recessione, con la crisi che morde, questo è quanto ha pensato di fare il legislatore.
E' un provvedimento giusto ?!
Va o non va abrogata questa norma ?!

Cosa ne pensate ?! 

lunedì 29 aprile 2013

In cinque anni, disoccupazione raddoppiata (Adnkronos/Istat)...

Il titolo, chiarisce in maniera inequivocabile, quale sia la situazione: in cinque anni, la la disoccupazione media è quasi raddoppiata (+82,2%) !

Una persona su due che cerca lavoro è al Sud, ma in percentuale l'incremento maggiore si rileva al Nord (+121,3%)

E' quanto emerge dalle elaborazioni dell'Adnkronos, sulla base degli ultimi dati pubblicati dall'Istat sulla media annuale del numero di persone in cerca di lavoro a partire dai 15 anni.

Secondo gli aggiornamenti dell'Istituto di statistica i disoccupati, nella media annuale del 2012, sono stati 2,74 milioni; un record storico da quando, nel 1993, è iniziato il monitoraggio. 

Esaminando su base annuale i dati, emerge che lo scorso anno si è registrato un boom del numero di disoccupati, che sono aumentati del 30,2% (+636.000 unità). 

La disoccupazione a livello nazionale nel 2012 è aumentata di 4,6 punti percentuali, rispetto al dato del 2007, con punte di 6,2 punti al sud, che portano il tasso delle persone in cerca di occupazione al 17,2%. 
Va meglio al centro e al nord, come sempre, dove si registrano rispettivamente incrementi del 3,8% e del 3,9%, che fanno salire il dato complessivo al 9,5% e 7,4%.

La situazione dei giovani appare catastrofica.
A livello nazionale le nuove generazioni senza occupazione sono aumentate del 15%, arrivando al 35,3%; l'incremento maggiore riguarda il centro (+16,8 punti), dove si raggiunge il 34,7% di disoccupazione. 

La situazione migliore, per i giovani, è invece al Nord, dove 'solo' uno su quattro e in cerca di lavoro (26,6%), con una crescita comunque sostenuta (14,5 punti). 

Per trovare dei dati generali che si avvicinino alle punte toccate lo scorso anno bisogna risalire al 1998, quando le persone in cerca di lavoro erano 2,68 milioni.

Dal livello minimo raggiunto alla fine degli anni Novanta è iniziata una lenta, ma progressiva riduzione dei disoccupati, che è proseguita fino al 2007, anno nel quale le persone in cerca di occupazione erano scese a quota 1,5 milioni, raggiungendo il minimo storico.

L'arrivo della crisi ha inghiottito tutti i passi in avanti fatti lasciando per strada, in cinque anni, 1,24 milione di persone in più.


Naturalmente, in questi dati, non si tiene conto del fenomeno "atipici", un nutrito gruppo di persone, che vive nella zona "grigia", tra occupazione e non occupazione, con innumerevoli rischi in più, di rimanere senza reddito...

Qualunque confronto con gli anni passati, insomma, dovrebbe tenere conto di questo fenomeno, relativamente nuovo; da questo tipo di contratti, infatti, si può uscire molto facilmente dal mondo degli occupati. O, in alternativa, si possono avere dei rinnovi che superano anche i dieci anni, è questo, quanto abbiamo spesso rilevato e che oggi si può quasi valutare, come fortunata prospettive...

Nel complesso, comunque, è quello occupazionale, il tema cruciale del momento; interferisce nel potere di acquisto e la sopravvivenza delle famiglie.
Inoltre, non solo la possibilità di percepire un reddito, ma anche quella, sempre più tangibile per gli occupati, di poterlo, repentinamente, perdere, è elemento di forte e diffusa preoccupazione...


giovedì 18 aprile 2013

Sangalli: "Nel 2013 chiuderanno (altre) duecentocinquantamila imprese"

Il Presidente di Confcommercio, Sangalli, ha stamane commentato i dati dell'Osservatorio Censis-Confcommercio, su consumi e clima di fiducia delle famiglie: "il 2013 sarà un anno molto duro"...

E non si possono commentare in altro modo, questi dati, che parlano di consumi in caduta libera, di credito latitante, di una difficoltà cui sono sottoposte le aziende, già asfissiate da una burocrazia insopportabile e da una pressione fiscale record.

Le aziende, sono al collasso. "...la fiducia delle famiglie, che prima teneva – ha aggiunto Sangalli - oggi è ai minimi storici. Purtroppo aumenta la disoccupazione e l'area dell'assoluta povertà. Tutto questo ci fa ribadire con forza l'assoluta necessità e urgenza di un governo che affronti le emergenze del Paese: bisogna cestinare l'ipotesi dell'aumento dell'Iva previsto per luglio e serve un'immediata e progressiva riduzione delle tasse su imprese e famiglie". 


Il Presidente Sangalli, ha anche criticato il "percorso ad ostacoli" che le aziende dovranno affrontare per riscuotere i crediti presso le PA; insomma, anche il recente decreto, non aiuta le aziende, non aiuta la ripresa...
I debiti vanno pagati rapidamente e in caso di ritardo far scattare immediatamente la compensazione tra debiti e crediti !

Amarissime, le conclusioni del Presidente, che ha sottolineato che questa crisi sta cancellando la parte più vitale del nostro sistema produttivo: nel 2013 chiuderanno 250.000 imprese del commercio, del terziario e dell'artigianato e senza impresa non c'è ripresa".
"Serve un governo subito – ha osservato Sangalli - che consenta al mondo che rappresentiamo, che vale il 58% del Pil e il 62% dell'occupazione, di ritornare ad essere protagonisti dell'economia. 
"Le imprese hanno già dato tutto quello che dovevano e potevano dare. 
Abbiamo perso la pazienza non fateci perdere la speranza". 

mercoledì 17 aprile 2013

In 10 anni, dimezzati i concessionari auto.

Solo nel 2012, i concessionari che hanno chiuso i battenti, sono stati il 7% del totale; sono invece quasi il 42%, le aziende specializzate chiuse dal 2002 (3450), ai primi mesi di questo anno (rimaste 2011).

Questa è la fotografia diffusa oggi, a Milano da Quintegia, in occasione della conferenza, per presentare la undicesima edizione dell'Automotive Dealer Day (dal 14 al 16 maggio, a VeronaFiere).
In questa occasione, sono anche state presentate le stime, di quanto accadrà nei prossimi anni, con ulteriori drastiche riduzioni nelle reti commerciali.
Drastica, sarà anche la decrescita delle vendite medie per mandato; altro dato in caduta libera.
Negli ultimi cinque anni, ogni dealer, ha registrato diminuzioni del 40% delle consegne, passando da 1050 a 630 vetture...

Il mondo dell'automotive, è in enorme difficoltà anche se, si lanciano messaggi ottimistici, anche in questa occasione; ma sui numeri, sui dati, e sulla maglia nera che detiene il nostro paese, c'è di sicuro poco da stare allegri...

Migliaia di posti a rischio, e di sicuro, anche qui, un ragionevole e forte collegamento con il settore creditizio.
Dai titoli che si rintracciano in rete, si può capire bene la situazione; il mercato dell'auto, nel 2012, è ritornato ai livelli del 1979, anno sicuramente lieto ai più, ma che ci riporta ad un mondo molto differente dall'attuale...

Lo scorso anno, dai dati Assofin, si evince siano stati finanziati veicoli per circa 8,8 miliardi di euro, una flessione che, complessivamente, con il -18%, si allinea a quella complessiva registrata dal settore, -19,9%...
Si consideri comunque, che di quei quasi 9 miliardi di euro finanziati, quasi 2, sono stati finanziati a tassi promozionali.
Di fatto, il sistema creditizio, ha retto grazie alle captive, quindi alle società specializzate collegate alle aziende automobilistiche, che hanno messo in atto numerose campagne e possibilità, per i consumatori...

Quanto perderà, in questo nuovo tremendo anno, il comparto ed il corposo e multiforme indotto che vi ruota intorno ?!
Nel nostro piccolo, essere ottimisti, ci risulta impossibile.



lunedì 15 aprile 2013

Le famiglie, toccate dalla crisi. Il bollettino dell'Osservatorio Findomestic di aprile...

Da molti anni, l'Osservatorio Findomestic, costituisce una delle migliori e più accurate fonti di informazione, sia sul Credito al Consumo, che sui consumi, in generale...

Ad aprile, una piccola indagine, eseguita in collaborazione con Ipsos, dimostra come il lavoro, resti la grande emergenza del paese.


Una famiglia su tre, ha avuto al proprio interno, un componente che ha perso il lavoro.

Un italiano su due, ha almeno un un parente che si è ritrovato senza stipendio a fine mese o in cassa integrazione. 
E per il futuro le previsioni fotografate dall’Osservatorio mensile Findomestic restano fosche.
Ovviamente, questa situazione, impatta in maniera devastante sui progetti delle famiglie e sulle previsioni di acquisto.

La casa resta un asset sicuro per la maggior parte dei nuclei famigliari, cita l'osservatorio: 2 Italiani su 3 vivono in una casa di proprietà. Ma quanti, avranno il mutuo, ci chiediamo noi ?!

Inoltre, oggi, la casa è diventata anch'essa una fonte di tassazione, lo sanno bene le numerose famiglie che hanno la seconda casa, spesso solo una piccola casa sulle montagne dell'appennino, riferendoci alla nostra Clientela locale...

La situazione, oggettivamente, ha colpito numerosi nuclei familiari; ciò, impatta in maniera determinante sui consumi.

Un italiano su cinque,  dall’inizio della crisi a oggi, ha scelto di rinunciare a possedere uno scooter o una motocicletta ( troppe spese), questa, e altre rimodulazioni nelle spese familiari, erano inevitabili e non porteranno certo ad una ripresa economica...

Nella scheda allegata, l'Osservatorio, analizza gli andamenti della situazione occupazionale, i sentiment, e le conseguenze sui consumi...

martedì 9 aprile 2013

Crif: -3% domanda di credito delle imprese

Secondo stop in un anno per la domanda di credito delle aziende. 

A marzo, rileva il Crif, la richiesta di finanziamenti e' scesa del 3,08% rispetto a marzo 2012: e' il secondo segno meno (dopo dicembre) di una serie di 12 mesi in cui il numero di finanziamenti richiesti era sempre salito. 


La domanda aggregata nei primi 3 mesi del 2013 resta comunque positiva (+0,97%). 

Per il Crif ''e' spontaneo domandarsi'' se il dato di marzo ''sia occasionale o rappresenti una inversione del trend''.

A noi, invece, preme sottolineare che si stanno facendo confronti percentuali, con un anno, il 2012, disastroso; quindi parliamo pur sempre di confronti con dati già preoccupanti.

Inoltre, ciò che sarebbe oggi opportuno sapere, e mese per mese, non è quanto varia la domanda, quanto quale e quanta sia la RISPOSTA, del sistema creditizio, nel suo insieme.

Come stanno procedendo, le istruttorie, con quali tempistiche e garanzie, rispetto al passato ?!


Naturalmente, sono domande che non trovano oggi facile o analitica risposta; nessuno si interroga sulla questione del Credito, in questo paese...


Eppure, parliamo di un settore strategico, di un possibile volano, per una ripresa che stenta anche solo ad intravedersi all'orizzonte...


Chi vivrà, vedrà.